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27 ottobre 2008 Elena Cattaneo: Ricerca sulle staminali
«Lasciateci lavorare»: invoca il diritto a una ricerca libera da pregiudizi ideologici, Elena Cattaneo, intervenendo al Festival della Scienza domenica 26 ottobre. Libera di «continuare a esplorare il mondo per descriverlo, senza valori assoluti, né positivi né negativi, perché continui a essere un patrimonio per noi e per i nostri figli».
La scienziata, Professore Ordinario di Farmacologia presso la Facoltà di Farmacia dell'Università degli Studi di Milano (dove dirige sia il Laboratorio di Biologia delle Cellule Staminali e Farmacologia delle Malattie Neurodegenerative, presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche, sia il Centro di Ricerche sulle Cellule Staminali), ha tenuto una lectio magistralis nella quale ha ripercorso con passione la storia della ricerca sulle cellule staminali in Italia e nel mondo, per poi prendere parte successivamente a una conversazione sul libro Staminalia. Le cellule etiche e i nemici della ricerca con l’autore Armando Massarenti e con Telmo Pievani, coordinatore del Consiglio Scientifico del Festival della Scienza di Genova.
Fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca sulle staminali – ovvero quelle cellule primitive, non specializzate, in grado di trasformarsi in altri tipi di cellule specializzate – vuol dire raccontare di grandi speranze, di progressi straordinari, ma anche di errori e «di quelli che», afferma la Cattaneo, «mi prendo la responsabilità di definire anni bui di un settore della ricerca scientifica tra i più promettenti in campo medico». La scienziata si riferisce agli anni del trasformismo cellulare (dal 2000 al 2005), quando sembrava che cellule staminali del cervello potessero produrre sangue e staminali del sangue potessero produrre neuroni: queste teorie, diffuse in maniera sensazionalistica dalla stampa, come alternativa “etica” all’utilizzo di cellule staminali embrionali, si sono poi rivelate errate e sono state confutate da diversi studi. Un insuccesso, ma anche un segnale che la ricerca scientifica ha al suo interno gli anticorpi per riparare ai propri errori, perché tutti i dati e i risultati devono essere resi pubblici, andando incontro alle verifiche e alle eventuali critiche da parte di altri studiosi, perché «amici o nemici, i dati li guardiamo tutti».
Se liberata da pregiudizi ideologici e da logiche di convenienza e appartenenza, la ricerca può addirittura arrivare a risolvere questioni che sembrerebbero di pertinenza esclusiva della bioetica. È il caso delle IPS, le staminali pluripotenti indotte, «l’astro nascente delle staminali». Le IPS sono cellule della pelle che, modificate con l’inserimento di quattro particolari geni di cellule embrionali, regrediscono allo stato di cellule staminali embrionali. «Mi aspetto grandi evoluzioni in questa direzione, perché il dato è solido» ammette Cattaneo. Intanto, un primo risultato importante, questa scoperta lo ha già prodotto: «le IPS sono staminali embrionali “politicamente corrette”», sembrano cioè mettere la parola fine al dibattito bioetico sull’utilizzo di cellule staminali embrionali (o meglio, estratte dalla blastocisti). «Ma chi ha risolto il problema? La scienza».
Questo non significa che si possa interrompere la ricerca sulle staminali embrionali, anche perché, spiega Cattaneo, lo studio delle staminali non è importante soltanto per le malattie che permette o permetterà di curare, ma per la conoscenza a cui può portare: non si può rinunciare a cuor leggero a una parte di conoscenza così importante. Per questo, spiega, a questo punto non serve più contarsi, capire se si è favorevoli o contrari all’uso delle staminali embrionali. Piuttosto, è importante capire quali norme una società può darsi per regolare un aspetto così importante e delicato per il nostro futuro.
Già, perché per il momento, tra levate di scudi e arroccamenti polemici, la politica dei singoli paesi non è molto chiara. Nel dibattito del pomeriggio, Pievani sottolinea come sia incoerente la posizione di chi – come gli Stati Uniti dal 2001 – vieta la ricerca sulle staminali embrionali negli enti pubblici ma poi, di fatto, la consente ai privati, beneficiando dei risultati, mentre Massarenti, che nel suo libro racconta di come il dibattito attorno alle staminali sia stato male impostato e abbia finito per determinare scelte irrazionali e dannose, mette in guardia dalla grancassa dei mezzi di comunicazione faziosi e incompetenti, che creano false speranze e travisano ad arte la realtà.
Di staminali si torna a parlare al Festival della Scienza martedì 28 ottobre, nel dialogo internazionale Biodiversità delle cellule staminali e i loro viaggi misteriosi (Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, alle 15). Intervengono Giacomo De Ferrari, Antonio De Flora, Francesco Frassoni, Tsvee Lapidot, Vito Pistoia e Gianmario Sambuceti, con la moderazione di Alberto Marmont du Haut Camp.
Genova, 27 ottobre 2008
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