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26 ottobre 2008
James Geary: Tutto il mondo in una frase

James Geary, cacciatore di aforismi e giullare della parola dalla tenera età di otto anni, quando scivolando nel bagno di casa sua trovò un numero della rivista Reader’s Digest alla pagina del “così hanno detto”, vive con un’unica ossessione: definire, sintetizzare, raccogliere il mondo in un’unica frase. Passione che fin dai quattordici anni inizia a coltivare, scrivendo sul retro dei poster di David Bowie e dei Pink Floyd i primi pensieri e aforismi adolescenziali: «non ho mai permesso che la scuola avesse a che fare con la mia educazione».

Sabato 25 ottobre il direttore del Festival della Scienza Vittorio Bo, presentando nella Sala del Maggior Consiglio la lectio magistralis del giornalista e autore di Tutto il mondo in una frase, pone un interrogativo: «perché portare un giocoliere della lingua a un festival scientifico? L’aforisma ha qualcosa di scientifico? La scienza e gli aforismi hanno entrambi un carattere speculativo: Karl Kraus, autore dell’Ottocento, fondatore di Die Fackel, irriverente e speculativa rivista, sosteneva che gli aforismi sono sempre o una mezza verità o una verità e mezza».

L’ossessiva ricerca del legame tra l’aforisma e la scienza e la linea di separazione tra scienza e filosofia caratterizzano il brillante intervento di Geary, che si presenta con un mappamondo in mano, un globo che è scatola dei pensieri. Il carattere tagliente e provocatorio, la capacità di mettere esistenze intere in discussione affascinano l’autore. «La differenza tra un solco e una tomba è la profondità». Questa inquietante frase lo ossessionava in uno dei periodi più difficili della sua vita: «avevo un lavoro che mi faceva schifo: non una vita, solo un lavoro che detestavo». Impotente di fronte all’insopportabile routine, Geary inizia a cambiare le abitudini più semplici: la mattina, andando al lavoro in metropolitana scende a una fermata diversa, inizia a camminare sul lato opposto del marciapiede… e così va avanti, passo dopo passo, fino a quando viene licenziato. Tornando a casa, si interroga su come dirlo ai suoi bambini, già grandi, che immediatamente capiscono: «Ti hanno cacciato, papà? Bene, almeno passerai più tempo con noi». In quel momento, Geary capisce di aver il suolo solido sotto i suoi piedi. E di potere e dovere seguire l’esempio di Winston Churchill: «quando si attraversa l’inferno, bisogna andare avanti».

Per ogni momento della vita, per ogni cosa c’è un aforisma: l’universo è fatto di aforismi, come di neutroni, protoni, particelle e il loro incontro non fa che generare energia e caos. Gli aforismi sono scienza e hanno lo stesso scopo della filosofia: aiutare a trovare e scoprire le cose. La figura dell’aforista è simile a quella dello scienziato: entrambi hanno un’idea e provano a metterla in pratica. Anche il loro destino è simile: «non si ha mai ragione in tutto, si può solo essere sicuri di avere torto». Gli aforismi sono per l’autore un tentativo di sintetizzare l’infinito, di racchiudere in poche parole i propri sentimenti. «Tutto ciò che brilla deve essere osservato», ricorda Geary. Nella vita di ognuno c’è una luce, che ci attrae con la sua forza gravitazionale.

James Geary delinea i passaggi fondamentali per riconoscere gli aforismi: ti ricordano che hai torto, che l’errore è la porta d’ingresso verso una soluzione migliore, infine allenano anche la tua mente. Einstein sosteneva che una cosa non è mai davvero compresa fino a quando non si è in grado di spiegarla alla propria nonna. Gli aforismi sono chiavi filosofiche dell’esistenza e possono anche essere i protagonisti di uno scambio di vedute tra intellettuali. Analizzando le differenze tra scienza e filosofia, Geary afferma: «la scienza è ciò che si sa, la filosofia ciò che non si sa». Un’opinione non condivisa dal saggio indiano Satish Kumar, che al Festival della Scienza, nella sua lectio magistralis, aveva affermato: «la scienza è quello che sai, la filosofia ciò che ti piacerebbe sapere». Geary ripensa a queste parole e dopo una notte di riflessione conclude: «la scienza è ciò che ti piacerebbe sapere, la filosofia anche».

Genova, 26 ottobre 2008




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