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25 Ottobre 2008 Elvira Reale: La depressione, un’emergenza al femminile
«La medicina e la psichiatria non hanno mai messo da parte il loro maschilismo. La psichiatria, in particolare, è la culla del pregiudizio. Il mio vuole essere un punto di vista diverso sulla mente femminile». Si è presentata così Elvira Reale, direttore dell’U.O.C. (Unità Operativa Complessa) di Psicologia Clinica alla ASL Napoli 1, coordinatrice del progetto regionale Una salute a misura di donna e protagonista venerdì 24 ottobre di una lectio magistralis sulla depressione, sulla sua alta incidenza tra le donne e sulle possibili cure.
Introdotta dal Presidente del Festival della Scienza Manuela Arata, che ha voluto «ringraziare gli uomini presenti in sala», ricordando che in un’edizione dedicata alla diversità il Festival ha voluto andare controcorrente, «facendo in modo che il cinquanta per cento dei ricercatori fosse composto da donne», Elvira Reale ha innanzitutto affrontato il modo in cui si manifesta la depressione.
«I primi segnali sono la stanchezza, la demotivazione, la perdita di interesse per qualsiasi cosa, la riduzione della stima di sé, la mancanza di sentimenti positivi», ha spiegato la psicologa. «Tra le conseguenze, subentrano la perdita dell’appetito e le crisi di panico. Le statistiche internazionali e nazionali dicono che la depressione aumenta, soprattutto nelle donne, tra i quindici e i quarantaquattro anni, ed è la prima causa di disabilità. Le donne inoltre assumono più psicofarmaci degli uomini e la loro depressione è più persistente: nel 2005 le donne tra i venticinque e i quarantaquattro anni sono risultate le più ricoverate in ospedali psichiatrici».
Le violenze del partner sono al primo posto tra le cause di depressione: «i maltrattamenti generano ansia, disordini alimentari, tendenza al suicidio, abuso di droghe». Ma a tutto questo si aggiunge un altro ingrediente: «lo stress dovuto all’attività professionale, a cui spesso si somma il lavoro domestico». Senza dimenticare una particolare condizione dello stress che viene definita burn out: «Consiste nel «fare indigestione dei problemi altrui. Come i medici rischiano di farsi coinvolgere emotivamente dai problemi dei loro pazienti così le madri, che curano i loro bambini, vengono spesso colpite da questa sindrome. Essere madre è bello, ma bisogna porre dei paletti».
Il problema è che purtroppo la depressione non è ancora percepita dalla donna come effetto del suo stile di vita o di eventuali relazioni violente. Nonostante i progressi della ricerca, spesso si continua a legare le malattie di natura depressiva al ciclo ormonale e riproduttivo: «un pregiudizio che non prende in considerazione la sofferenza delle donne e non aiuta nemmeno la prevenzione», ha concluso Elvira Reale. «La soluzione deve incidere sullo stile di vita delle pazienti, senza ricorrere sempre e soltanto all’uso dei farmaci».
Genova, 25 ottobre 2008
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