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4 novembre 2008 Luisa Corrado: Crescita economica e benessere individuale
«La ricchezza economica non è sempre sinonimo di benessere sociale». Questo l’assunto di base della lectio magistralis dell’economista Luisa Corrado, dal titolo Crescita economica e benessere individuale, che si è svolta lunedì 3 novembre nella Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, nell’ambito del Festival della Scienza di Genova. Silvia Neonato, giornalista del Secolo XIX e di Leggendaria, ha moderato l’incontro.
Luisa Corrado, Professore Associato in Economia Internazionale presso l’Università di Roma Tor Vergata e ricercatrice presso l’Università di Cambridge, in Inghilterra, è stata recentemente premiata dalla Commissione Europea con il Marie Curie Excellence Award per il suo lavoro di ricerca volto all’individuazione dei fattori che determinano la felicità individuale dei cittadini di quindici Paesi europei.
«In economia c’è sempre stato interesse verso il progresso inteso come crescita di reddito, ma solo recentemente ci si è concentrati sul tema del benessere», ha spiegato Corrado, che ha poi evidenziato come il problema principale nell’effettuare ricerche in questo campo sia la difficoltà nel mettere a confronto la felicità di culture diverse («ognuno ha una differente scala di riferimento») e in diversi periodi storici («oggi, per esempio, si hanno aspirazioni ben diverse rispetto al passato»).
Quindi Corrado ha spiegato le due principali teorie economiche che riguardano il tema del benessere: «secondo il cosiddetto paradosso di Easterlin, che risale al 1974, non c’è alcuna correlazione tra crescita economica e benessere; i più recenti studi di Deaton Stevenson e Wolfers (2008), al contrario evidenziano un rapporto positivo tra le due variabili».
Sulla base di queste affermazioni, Corrado ha illustrato al pubblico in sala i dati della sua ricerca. «Nei paesi in via di sviluppo, per autorealizzarsi basta soddisfare le necessità primarie: la salute, la famiglia, gli amici; nei paesi industrializzati, invece, a garantire la realizzazione personale concorrono anche la fiducia nella società e nelle istituzioni: è dunque necessaria una componente ultraindividuale». I dati sono decisamente sconfortanti per il Sud dell’Europa: «Danimarca, Finlandia, Irlanda e Svezia - dove la fiducia nella società è maggiore – risultano i paesi più felici, mentre in fondo alla classifica si piazzano Grecia, Portogallo e Italia».
La soddisfazione, dunque, sembra dipendere innanzitutto dal contesto sociale, ha concluso l’economista: «ciò significa che le variazioni del reddito contano poco e che a determinare il benessere sono principalmente i rapporti interpersonali». Il paradosso di Easterlin, dunque, risulta ancora la teoria più valida tra quelle esposte: «il reddito pro capite non spiega da solo le differenze nel livello di benessere tra i Paesi».
Genova, 4 novembre 2008
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