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4 novembre 2008
Paul Steinhardt: Oltre il Big Bang

Qual è l’origine dell’Universo? Come è fatto? Qual è il suo futuro? Paul Steinhardt, Albert Einstein Professor of Science alla Princeton University, non ha potuto rispondere a nessuna di queste domande, ma ha comunque regalato una certezza al pubblico accorso numeroso alla sua lectio magistralis di lunedì 3 novembre al Festival della Scienza: «Il momento in cui potremo avere le risposte che attendiamo fin dalle origini dell’umanità è vicino. Abbiamo già la tecnologia necessaria, dobbiamo solo aspettare e sperare che ci diano i fondi per andare avanti».

Presto sapremo, quindi, se la teoria del Big Bang è esatta e se l’Universo ha un’origine e una fine, oppure se è una teoria solo parziale e rientra in un modello di più ampio respiro: quello di un Universo Ciclico. «Secondo la teoria che è andata affermandosi a partire dagli anni Venti del secolo scorso, 14 miliardi di anni fa tutto – energia, materia, tempo e forza di gravità – si è creato all’improvviso dopo un Big Bang. L’Universo non era affatto uniforme, e negli anni Ottanta si è pensato a un’energia inflazionaria che abbia contribuito a raffreddarlo, a renderlo omogeneo e a espanderlo».

Un Universo in continua espansione, alla quale collabora un’energia oscura che ne accelera il processo, è destinato a restare deserto e a morire: «Il modello del Big Bang non ci permette di capire cosa c’era un attimo prima e cosa ci sarà dopo, ma ci presenta un Universo finito». Il modello dell’Universo Ciclico, al contrario, oltre a turare qualche falla nella teoria del Big Bang permette di capire come è l’Universo oggi, come è stato ieri e come sarà domani.

La teoria del Big Bang prevede che l’Universo sia uniforme, ma sappiamo che non è così: si formano tante bolle, ognuna diversa dall’altra, per cui tutto appare governato dal caso. «Nel modello ciclico, invece, l’Universo è uniforme, e basta studiarlo in un punto per prevedere com’è nella sua interezza». Inoltre, se pensiamo al Big Bang come a un momento inserito in un quadro ciclico, per cui si tratta di un evento che esaurisce il suo corso e poi si ripete, possiamo sapere cosa c’era prima e prevedere cosa ci sarà dopo: il ciclo da un Big Bang all’altro dovrebbe durare circa un trilione di anni.

Il modello ciclico permette anche di dare una spiegazione su cosa abbia provocato il Big Bang. «Pensiamo all’Universo che conosciamo come a una membrana a quattro dimensioni – tre dimensioni spaziali e quella temporale – che fluttua in uno spazio a più dimensioni nel quale siano presenti diverse membrane simili. Sono quelli che chiamiamo Brane Worlds, separati l’uno dall’altro da una quinta dimensione che rende questi mondi inaccessibili tra loro». L’unica forza che riesce a far interagire due membrane differenti è la forza di gravità, che le spinge una contro l’altra fino alla collisione: il Big Bang. «Questo quadro, oltre a spiegarci passato, presente e futuro dell’Universo ci fa capire che non siamo una sacca isolata, ma che ovunque, nell’Universo, possono esserci intelligenze e mondi come il nostro».

Genova, 4 novembre 2008



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