>comunicati
>cartella stampa
>rassegna stampa

Contatti

Ex Libris Comunicazione s.r.l.

Torino - via Palazzo di Città 21
Roma - via Zanardelli 34
Milano - via Giulio e Corrado Venini 25
tel +39 011 5695614
fax +39 011 19785300
e-mail ufficiostampa@exlibris.it
www.exlibris.it

Responsabile Ufficio Stampa
Carmen Novella: c.novella@exlibris.it
Cristiana Pepe: tel +39 3384066474
c.pepe@exlibris.it



Sala Stampa
Palazzo Ducale
Piazza Matteotti 5, primo piano ammezzato.
Tel. 010 5700391
Fax 010 5703699

2 novembre 2008
Luciano Terrenato: Popolazioni umane e diversità genetiche

«Il termine razza è qualcosa di molto volatile, su cui non conviene investire più di tanto». Luciano Terrenato sgombra il campo da ogni equivoco a proposito delle differenze di razza tra gli uomini - un concetto che non trova spazio nella genetica delle popolazioni - durante la lectio magistralis tenuta sabato 1 novembre al Festival della Scienza. Professore ordinario di Genetica delle popolazioni presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Roma Tor Vergata, Terrenato parla delle differenze genetiche che sono maturate nell’evoluzione umana, a partire dalla comparsa dell’Homo Sapiens, l’uomo “anatomicamente moderno”.

La differenziazione genetica è frutto di errori casuali che avvengono nel corso del passaggio del patrimonio genetico tra genitori e figli, per cui si ha una mutazione. «Di solito si tratta di mutazioni deleterie, destinate a morire con l’individuo che ne è portatore», spiega Terrenato, «ma a volte queste mutazioni mostrano di adattarsi meglio all’ambiente nel quale l’individuo si trova a vivere, e quindi vengono trasmesse alle generazioni successive». Si innesca così un meccanismo evolutivo: si tratta di un processo lento, che ha portato l’uomo a differenziarsi e a diventare quello che conosciamo attraverso circa 5000 generazioni. Il patrimonio genetico di partenza, però, è quello delle poche migliaia di uomini che popolavano il Corno d’Africa centomila anni fa e che, per necessità di trovare cibo, poco alla volta hanno occupato tutte le terre emerse.

L’ultima grande migrazione risale a circa diecimila anni fa, quando - passando per lo stretto di Bering, che ai tempi poteva essere attraversato a piedi - l’uomo è giunto in America. Allo stesso periodo risale un’altra grande rivoluzione: l’uomo diventa stanziale. «Con la sua intelligenza, l’Homo Sapiens si sostituisce alla selezione naturale, regolando la nascita e la crescita di animali e piante, portandoli a un perfezionamento evolutivo e facendoli diventare allo stesso tempo dipendenti da lui». È quella che Terrenato definisce un’evoluzione culturale.

«L’evoluzione culturale, contrariamente a quella genetica, non è casuale e soprattutto non necessita di lunghissimi periodi, ma può essere diffusa velocemente». Un Homo Sapiens divenuto ormai stanziale ha colonizzato tutto il globo: ma la diversità ambientale - spiega il genetista - non può non sollecitare spinte evolutive per adattarsi ai differenti ambienti. L’esempio più eclatante è quello del colore della pelle, ma ce ne sono moltissimi, dalla forma del naso al tipo di capelli (i capelli crespi delle popolazioni africane, per esempio, hanno la funzione di creare una sorta di intercapedine d’aria a protezione della testa).

«Le evoluzioni culturali hanno determinato le condizioni perché l’evoluzione genetica andasse verso la differenziazione. Io sostengo che da ora in avanti avverrà il contrario». In sostanza, l’uomo andrà verso un rimescolamento del patrimonio genetico. Se, grazie all’analisi del DNA, oggi possiamo ricostruire il percorso delle popolazioni dal Corno d’Africa ai quattro angoli del mondo (misurando anche la distanza genetica da una popolazione all’altra), siamo anche in grado di valutare quanti geni “bianchi” sono entrati a far parte, per esempio, del pool genetico degli afroamericani e viceversa. «Il risultato di questa osservazione è che l’uomo ora viaggia in senso opposto, per cui il rimescolamento è già in atto. Ma sarà un processo lungo, come quello che ci ha portato alla situazione attuale e per il quale ci sono voluti cinquantamila anni. Di certo non è una questione che ci riguarderà da vicino».

Genova, 2 novembre 2008



> indietro   > scarica doc