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2 novembre 2008
Mark Buchanan: L'atomo sociale

Usare i metodi scientifici della fisica per studiare fenomeni sociali: questa è la sfida lanciata da Mark Buchanan nel suo ultimo libro L'atomo sociale. Lo scienziato e scrittore americano, già collaboratore di Nature e New Scientist, ha illustrato le sue idee al pubblico del Festival della Scienza, sabato 1 novembre, in una gremita Sala del Minor Consiglio, nel Palazzo Ducale di Genova. Come anticipa in apertura il direttore del Festival Vittorio Bo, la lectio magistralis di Buchanan «si inserisce perfettamente in uno dei filoni di approfondimento di questa edizione, la diversità delle idee, che nei primi giorni ha avuto come ospite lo scienziato Dan Ariely, con la conferenza Prevedibilmente irrazionale. I comportamenti umani contrari alla ragione».

La teoria di Buchanan rompe gli schemi della ricerca tradizionale: «”atomo” e “sociale” sono termini che normalmente non vediamo associati. L'uno allude a scienze come la chimica o la fisica, l'altro si riferisce alle persone e alle loro interazioni. C'è una certa resistenza ad unire le due cose, ma la mia idea è che il modo in cui studiamo sistemi composti da atomi sia molto utile anche per comprendere sistemi fatti da persone». Certo, ammette Buchanan, le persone agiscono in modo più complesso di una particella. Ma nei sistemi collettivi ciò è meno evidente.

Sia in natura che nelle società, per esempio, si è notato che alcuni sistemi collettivi tendono verso un ordine apparentemente spontaneo: «scuotendo un piatto su cui abbiamo messo delle piccole pietre, vediamo che queste si dispongono non casualmente, ma secondo degli schemi, dei pattern». Lo stesso sembra valere per le persone: «analizzando fenomeni banali, come la gente che cammina sui marciapiedi affollati di una metropoli, si vede che anche in questo caso il flusso non è affatto casuale: segue un ordine spontaneo e preciso». L'approccio di Buchanan si basa sulle scoperte della psicologia del comportamento contemporanea, rappresentata tra gli altri da Daniel Kahneman, Premio Nobel per l'Economia nel 2002 e ospite del Festival della Scienza nel 2006, «che ha dimostrato come l'istinto giochi un ruolo fondamentale nelle azioni umane abituali, mentre la razionalità entra in gioco solo a un livello più alto».

La componente “istintiva” degli individui, sostiene Buchanan, è fondamentale per comprendere il comportamento di un corpo sociale: «Le persone sono fortemente influenzate dal sistema collettivo che si viene a creare, e alla fine si allineano». Succede così per le file che si creano sui marciapiedi affollati, in cui ogni pedone si infila per camminare più facilmente. Ma lo stesso fenomeno avviene anche in sistemi molto più complessi, come i mercati finanziari. «L'andamento delle borse è il risultato delle azioni degli investitori, ma anche delle loro aspettative o paure. Tutti vogliono comprare a poco e vendere a un prezzo più alto. Il salire e scendere del mercato influenza le scelte degli investitori stessi, e viceversa. È un sistema che si autoalimenta».

Con strumenti appropriati è possibile persino fare previsioni, come spiega ancora lo scrittore: «Grazie ai risultati della rivoluzione digitale, oggi siamo in grado di creare al computer modelli computazionali che simulano il comportamento sociale e lo spiegano meglio delle teorie tradizionali. Modelli simili vengono utilizzati anche dagli agenti finanziari per capire come potrebbe evolversi il mercato in determinate condizioni. Senza la potenza calcolatrice di un computer tutto ciò sarebbe impossibile, troppo complicato per la mente umana». Secondo Buchanan ogni individuo agisce in modo diverso, ma condivide con le altre persone alcuni comportamenti. Prendendo come base gli elementi comuni dell'agire umano, e inserendoli in modelli computazionali che simulano l'interazione tra persone, è possibile fare previsioni statistiche attendibili. E’ questo il fulcro di quella che viene chiamata fisica sociale.

Genova, 2 novembre 2008



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