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24 Ottobre 2008 Leo Hickman: la vita ridotta all'osso
Che cosa significa vivere in modo etico? È possibile diventare “consumatori critici”, imparando a rispettare l'ambiente e la vita di chi ci sta accanto? A queste e molte altre domande ha risposto Leo Hickman, giornalista del quotidiano britannico The Guardian, nella sua lectio magistralis La vita ridotta all'osso, che ha avuto luogo giovedì 23 ottobre 2008 nell'Aula Polivalente San Salvatore in Piazza Sarzano a Genova, nella giornata inaugurale del Festival della Scienza.
Ironico e in perfetto stile british, Hickman ha parlato della sfida che lo ha portato a cambiare definitivamente la propria vita e quella della propria famiglia: valutare attentamente e cercare di ridurre l'impatto delle sue azioni e dei suoi consumi sull'ambiente e sulla comunità. «Ero la cavia perfetta» spiega il giornalista, «mia figlia aveva quattro mesi e quando si diventa genitori avvengono cambiamenti misteriosi che portano a essere più responsabili».
Le prime difficoltà non sono arrivate dal nuovo stile di vita, ma dalle vecchie abitudini: «Tre esperti vennero a cena a casa nostra e analizzarono tutto: dal frigorifero, al bagno, ai cosmetici. Discutemmo di molte cose: delle nostre vacanze, dell'uso dell'auto, della spazzatura. Mia moglie alla fine era esausta e avrebbe voluto cacciarli, ma io la convinsi che era possibile vivere in maniera etica anche senza seguire alla lettera i loro comandamenti».
La famiglia Hickman ha cominciato così a registrare la quantità e la qualità della spazzatura prodotta ogni giorno, a calcolare i chilogrammi di CO2 emessi per i suoi spostamenti, a valutare se nei prodotti che consumava erano state rispettate norme etiche nella filiera produttore-consumatore: «Anziché usare l'auto per fare la spesa al supermarket iniziammo a comprare direttamente dai contadini, scoprendo che c’era anche un discreto risparmio».
Per capire a fondo il problema dei rifiuti, Hickman chiese anche di seguire il percorso della sua spazzatura: «A Londra basta seguire il Tamigi per capire dove finisce l’immondizia. Nell’Essex ci sono discariche in funzione da 120 anni, praticamente dall'epoca vittoriana. Un funzionario del Comune mi portò in una delle più grandi. Mentre passeggiavo mi sentivo come il primo uomo sulla luna. Dal basso verso l'alto, con un dislivello di quattordici metri, c'erano i rifiuti di un secolo. La mia guida mi fece notare che negli ultimi trenta/quaranta anni erano aumentati a dismisura, in gran parte a causa degli imballaggi».
Così, quella che era nata come idea giornalistica di un suo caporedattore è diventata uno stile di vita. Sono passati cinque anni e Hickman continua a vivere allo stesso modo. Non solo: dopo aver capito i segreti e le possibilità del consumo etico, ha deciso di applicare gli stessi criteri ai suoi viaggi, cercando di limitarne l'impatto sull'ambiente.
«La problematica principale del turismo sono gli spostamenti aerei. Un viaggio Londra - Miami produce due tonnellate di CO2 a persona, ben un quinto dell'intero prodotto medio pro-capite di CO2 in un anno. Dovrebbero essere i governi a ridurre le emissioni e limitare l'espansione degli aeroporti, ma anche l'autodisciplina personale può fare tanto: già solo sostituendo l’aereo con un treno si ha un impatto cinque volte meno forte».
Dalle sue esperienze di vita, Hickman ha tratto ispirazione per Ethical Living, la rubrica che cura sul quotidiano The Guardian, e per i due libri La vita ridotta all'osso e Ultima chiamata, entrambi editi in Italia da Ponte alle Grazie.
Genova, 24 ottobre 2008
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