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24 Ottobre 2008
La Lectio Magistralis di Luigi Luca Cavalli Sforza

Si è svolta nel pomeriggio di giovedì 23 ottobre la prima Lectio Magistralis del Festival della Scienza 2008. Il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza ha affrontato il tema chiave del Festival fin dal titolo del suo intervento: La diversità è il fulcro della storia umana. Accompagnato da Telmo Pievani, Associato di Filosofia della scienza presso l’Università degli Studi Bicocca di Milano e coordinatore del Consiglio Scientifico del Festival, Cavalli Sforza è stato introdotto dal direttore del Festival Vittorio Bo e dal presidente Manuela Arata.

I due organizzatori hanno salutato il pubblico accorso numeroso nella Sala del Maggior Consiglio, commentando positivamente la presenza di tanti giovani e sottolineando il ruolo che il Festival intende interpretare nell’attuale dibattito culturale e sociale che coinvolge la scuola, l’università e la ricerca scientifica.

Dopo la presentazione di Pievani, che ha ricordato la «strettissima attualità del tema della diversità», la parola è passata al grande scienziato, il primo a usare la genetica per ricostruire l’albero genealogico della nostra civiltà. «La diversità ci aiuta a capire i cambiamenti che avvengono nella natura», ha spiegato Cavalli Sforza, aggiungendo che anche solo parlarne «non è affatto semplice».

Per questo il genetista è voluto partire da una domanda apparentemente banale: cos’è un organismo vivente? «È un individuo che riesce a riprodurre se stesso in modo quasi perfetto», ha risposto Cavalli Sforza. «Le specie sono costituite da individui che possono generare figli fecondi, ma la trasmissione di informazioni non avviene solo attraverso il Dna. C’è anche la cultura, che apprendiamo e poi comunichiamo ai nostri figli. La chiave della comunicazione è il linguaggio, che a volte può essere ambiguo. L’unico modo per comunicare senza commettere errori è usare la matematica».

Il genetista ha anche parlato di evoluzione biologica e culturale: «ultimamente si è discusso molto sul futuro dell’evoluzione umana. Se quella biologica – dalle mutazioni alla selezione – è rallentata, quella culturale continuerà». Per quanto riguarda le “razze”, invece, Cavalli Sforza è stato categorico: «Possiamo utilizzare questo termine se descriviamo gli animali o le piante, ma se ci riferiamo agli esseri umani, allora le razze non esistono». Tema caldo nella società e nel paese, strettamente legato al concetto di “diversità”, le razze sono al centro anche di una delle conferenze del Festival più attese di venerdì 24 ottobre: L’invenzione della razza. Le ambigue basi biologiche che hanno influenzato la storia, con Guido Barbujani e Francesco Cassata.


Genova, 24 ottobre 2008




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