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30 ottobre 2008 Pensare accessibile: un convegno sulla “diversabilità”
«La parola “diversità” deriva dal verbo divergere, ovvero cambiare strada, e ha la stessa radice del termine “divertimento”». Parole di Walter Bielli, direttore della cooperativa sociale David Chiossone, che ha moderato la tavola rotonda Pensare accessibile. Convegno sulla “Diversabilità”, svoltasi mercoledì 29 ottobre nella Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, nell’ambito della sesta edizione del Festival della Scienza di Genova.
Ad aprire l’incontro è stata Manuela Arata, Presidente del Festival, che ha ricordato le difficoltà provate in prima persona in occasione di un infortunio passato. «Quando uno si fa male, tutto diventa difficilissimo», ha detto, citando anche la visita a un science center belga come spunto da cui è nata l’idea di organizzare al Festival un evento sulla “diversabilità” in collaborazione con l’Istituto Chiossone. «Era un laboratorio molto interessante, dove ti facevano sperimentare direttamente l’handicap fisico: ogni movimento risultava difficile, bisognava calcolare tutto in anticipo».
«E’ importante educare alla diversità», ha affermato Walter Bielli nell’introduzione del convegno. «Purtroppo quando incontriamo gente diversa la nostra reazione è solitamente di curiosità o di paura. Temiamo di trovare in noi ciò che non vogliamo ammettere». Gian Vittorio Caprara, professore ordinario di Psicologia della Personalità presso l’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato come «ogni persona sia portatrice di una personalità unica e irripetibile: ognuno vuole essere apprezzato nella sua diversità».
Dopo di lui, è intervenuto il presidente dello Yacht Club Italiano Carlo Croce, che ha sottolineato come «il mare insegni ad aiutare chi è in difficoltà», citando l’impresa del velista Giovanni Soldini, che nel 1999 salvò dal naufragio la collega Isabelle Autisser. Croce ha raccontato poi la propria esperienza con la Nave Italia, un brigantino creato in collaborazione con la Marina Militare Italiana, che da un anno e mezzo ospita bambini cresciuti in ambienti disagiati: «in questo modo i bambini che hanno sempre vissuto nelle difficoltà imparano che la società può essere anche positiva».
Altra testimonianza importante, quella di Vittorio Podestà, campione del mondo di Hand-Bike nel 2007 e medaglia d’argento alle recenti Paralimpiadi di Pechino. «Ho avuto un grave incidente nel 2002, in cui ho perso l’uso delle gambe», ha raccontato. Un’esperienza terribile, che Podestà ha superato «riciclando se stesso» grazie alle innovazioni tecnologiche e arrivando a comprendere che «disabilità non significa avere meno abilità, ma tirare fuori le proprie abilità nascoste». Il direttore dell’Istituto Chiossone Sergio Rossetti, ha affrontato il tema delle barriere architettoniche: «In Italia, nel 2004, il 97% dei servizi pubblici non era accessibile. E’ un problema di carattere politico, economico e sociale. Dipende da noi il realizzare una società accessibile».
Anche Felice Tagliaferri, uno scultore non vedente dall’età di quattordici anni, ha portato al Festival la sua testimonianza: «la differenza rispetto a uno scultore ”normale”? Sta tutta nella tattilità, nel ricreare ogni piccolo dettaglio», ha spiegato, invitando il pubblico ad ammirare alcune sue opere esposte in sala. «È un sogno bellissimo riuscire a trasmettere le mie immagini interiori, mentre è una passione insegnare a comprendere la disabilità, considerandola non come un limite ma come un altro modo di affrontare la vita». Una passione che ha indotto Tagliaferri a creare la scuola Chiesa dell’Arte a Sala Bolognese.
Dopo un momento di allegria e spettacolo portato dal gruppo comico dei QuelliLì (Zelig, Bulldozer), che ha scherzato con classe e intelligenza sul tema dell’incontro, l’intervento conclusivo è stato affidato a Alessandra Schiaffino, psicoterapeuta presso CLIVIA / ASL 3 Genovese. Citando il filosofo Pietro Barcellona, la psicoterapeuta ha spiegato che «la differenza tra confine e limite è che il confine si può spostare, il limite no». Nel caso delle persone affette da disabilità, è la scienza che sposta i confini, mentre i limiti sono fissi: «la disabilità ci mette a confronto con il limite, bisogna capire quanto è importante chi incontriamo e da chi ci “lasciamo incontrare”».
Genova, 30 ottobre 2008
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