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26 ottobre 2008 Satish Kumar: Scienza e spiritualità
Scienza e spiritualità non possono più procedere per strade distinte: ne va del futuro del pianeta e degli esseri umani. E’ il messaggio lanciato nella terza giornata del Festival della Scienza - sabato 25 ottobre - da Satish Kumar, intellettuale, scrittore, editore e direttore di programma presso lo Schumacher College di Dartington, in Gran Bretagna. «Ma Kumar è soprattutto un maestro - ha detto l’operatore culturale Massimo Morasso nell’introduzione dell’intervento - una persona che incarna un tipo di sapienza molto rara nella società occidentale, che coniuga attitudine alla conoscenza e concrete regole di vita».
La vita di Kumar è di per sé una grande avventura spirituale e umana. Dopo nove anni passati in un monastero indiano, ha deciso di lasciare l’isolamento e buttarsi nel mondo. Lo ha fatto con un pellegrinaggio quasi mistico: ha camminato per 8.000 miglia (13.000 km) dalla tomba di Gandhi in India fino a quella di John Fitzgerald Kennedy a Washington, negli Stati Uniti, passando per Mosca e Londra in piena guerra fredda, e attraversando il Pakistan, paese tradizionalmente ostile all’India. «Alla partenza un mio caro amico mi salutò in lacrime perché pensava che non sarei tornato vivo. Camminare senza soldi né cibo in una terra straniera gli sembrava assurdo. Ma io gli dissi che se fossi morto marciando per la pace, sarebbe stata la fine migliore. Appena passato il confine con il Pakistan trovai una persona che mi accolse come un fratello».
Dal 1973 Kumar risiede in Inghilterra, dove è impegnato a divulgare il suo pensiero ecosofico, l’idea olistica che esseri umani e natura facciano parte di un sistema correlato e strettamente interdipendente. «Io dico sempre che oggi bisognerebbe firmare una “dichiarazione di dipendenza” tra tutti gli esseri umani e tra loro e il pianeta», ha affermato Kumar. «Se non ci rendiamo conto di questa necessità, rischiamo l’estinzione». Cambiamenti climatici, riscaldamento globale, disuguaglianze sociali ed economiche: «tutti questi fenomeni sono provocati da noi, dall’ideologia materialistico-scientifica che tratta la Terra come una risorsa da sfruttare».
Ecco perché, secondo il saggio indiano, scienza e spiritualità devono tornare a camminare insieme: «hanno bisogno una dell’altra come un uomo e una donna per procreare, come il seme e la terra per germogliare. La scienza da sola rischia di prendere strade sbagliate; la spiritualità senza razionalità, invece, tende al fondamentalismo». Arrivando al tema di questa edizione del Festival, Kumar parla anche di diversità: «la diversità non è divisione, in natura esistono tante differenze. La diversità può essere unità. Mentre nel mondo di oggi si sta creando solo uniformità».
Il messaggio di Satish Kumar è chiaro: «bisogna portare la spiritualità nella vita di tutti i giorni, che si faccia giardinaggio, pulizie, cucina. Dobbiamo dare un significato alle cose che facciamo». Reverenza e rispetto verso il pianeta, condivisione con gli altri: «ieri ho saputo che il 30% dei prodotti alimentari fatti in Italia viene distrutto, mentre un miliardo di persone nel mondo non ha cibo. Questa è una cosa di cui vergognarsi».
Quali sono i veri valori di una vita felice? «Oggi la risposta sembrerebbe essere prestigio e denaro. Ma in realtà è avere acqua e aria pulite, una terra sana, comunità serene». Nel finale non manca una citazione della guida spirituale di Kumar, Gandhi: “Sulla terra c’è abbastanza per le necessità di ogni essere umano, ma non per la sua avidità”
Genova, 26 ottobre 2008
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